E' una patologia degenerativa con conseguenze mortali, che attacca i gangli della base, causata dalla degenerazione dei nuclei caudato e putamen, specialmente dei loro neuroni GABAergici e acetilcolinergici (corea deriva dal greco khoros, che significa danza). La patologia porta a declino cognitivo correlati spesso con problemi psichiatrici.
Eziopatogenesi
La malattia è ereditaria autosomica dominante, causata da un gene dominante sul cromosoma 4. E' una malattia da espansione delle triplette, causate dall'allungamento diuna sezione ripetuta di gene. I primi effetti patologici si manifestano nelle spine dendritiche dei neuroni inibitori dei nuclei caudato e putamen, i cui assoni viaggiano verso il segmento esterno del globbo pallido. La perdita dell'inibizione GABAergica incrementa l'attività eccitatoria muscolare di GPe che inibisce in nucleo subtalamico con conseguenza di movimenti incontrollati.Con il procedere della malattia i nuclei degenerano sino alla totale scomparsa dei neuroni.
Nonostante si conosca la sua mutazione ancora non si è trovata la cura.È molto più comune nelle persone di discendenza europea occidentale rispetto a chi è di origine asiatica o africana. La malattia è causata da una mutazione autosomica dominante in una delle due copie (alleli) di un gene chiamato huntingtina, il che significa che ogni figlio di una persona affetta ha una probabilità del 50% di ereditare la condizione.
Sintomi
Il morbo di H. provoca movimenti incontrollati, spasmodici degli arti, che avvengono involontariamente. L'età di insorgenza è tra i 30 ed i 40 anni anche se sono stati riportati casi di pazienti più giovani. I sintomi della malattia di Huntington generalmente diventano evidenti tra i 40 e i 50, ma possono esordire a qualsiasi età, dall'infanzia alla vecchiaia (Walker FO, 2007). Nelle prime fasi si riscontrano lievi cambiamenti nella personalità, nelle facoltà cognitive e nell'abilità fisica (UHDRS, 2009). I sintomi fisici sono solitamente i primi a farsi notare, mentre i sintomi cognitivi e psichiatrici in genere non sono abbastanza gravi da essere riconosciuti nelle prime fasi. L'esordio, la progressione e l'entità dei sintomi cognitivi e psichiatrici variano in modo significativo tra gli individui.
Le capacità cognitive vengono progressivamente compromesse. In particolare vengono colpite le funzioni esecutive che comprendono la pianificazione, la flessibilità cognitiva, il pensiero astratto, l'acquisizione delle regole, l'avvio di azioni appropriate e l'inibizione di azioni inappropriate. Col progredire della malattia tendono a comparire deficit di memoria. Vengono rilevati deficit di memoria a breve termine e difficoltà nella memoria a lungo termine, tra cui deficit nella memoria episodica (memoria della propria vita), nella memoria procedurale (memoria di come si esegue una attività) e la memoria di lavoro. Le disabilità cognitive tendono a peggiorare nel tempo, fino a portare ad uno stato di demenza. Quest'insieme di deficit è stato definito come "demenza sottocorticale" per distinguerle dagli effetti tipici delle demenze corticali, come ad esempio la malattia di Alzheimer (Montoya A, 2006).
La morte del paziente sopraggiunge per le complicazioni da immobilità e dalla diagnosi l'aspettativa di vita è di circa 20 anni.
Riferimenti
Neil R. Carlson, Fisiologia del comportamento, Piccin, 2000
http://it.wikipedia.org/wiki/Malattia_di_Huntington
Montoya A, Price BH, Menear M, Lepage M, Brain imaging and cognitive dysfunctions in Huntington's diseas, in J Psychiatry Neurosci, vol. 31, nº 1, 2006, pp. 21–9.
Walker FO, Huntington's disease in Lancet, vol. 369, nº 9557, 2007, pp. 218–28
Unified Huntington's Disease Rating Scale (UHDRS)2009
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